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Una vita alla fine del mondo

Francisco Coloane, Una vita alla fine del mondo, Los pasos del hombre, traduzione di Pino Cacucci, Guanda, Parma, 2001
pp.247, € 13,43
Genere: Letteratura cilena

Trama

Sono trascorsi pochi anni da quando le opere del cileno Francisco Coloane hanno avuto traduzione in Italia per merito dell’altro scrittore cileno Luis Sepulveda che nel fortunato Patagonia Express racconta anche dell’incontro con il suo maestro. Da subito le storie dell’oggi novantenne chiloese hanno saputo risvegliare l’interesse di molti lettori amanti della narrativa che ha come scenario le estreme terre del Sud del mondo.

Descrizione

Esce ora, questa volta pubblicata in Italia da Guanda quasi in contemporanea all’edizione originale Los pasos del hombre, la raccolta di memorie dello scrittore. Una vita alla fine del mondo rivela fin dall’inizio quale sia il “materiale per scrivere” che lo scrittore utilizza per i suoi romanzi e racconti: i compagni di lavoro con i quali a trascorso le giornate di fatica nelle aziende d’allevamento patagoniche, le esperienze vissute facendo lavori così diversi dal falegname al cronista di nera, dall’attore di teatro all’uomo di mare, la natura durissima di quelle terre spazzate da un vento ininterrotto, la violenza del mare. Non c’è però solo biografia in queste pagine ma anche il racconto della storia cilena, compresa quella tragica delle dittature, della persecuzione politica e dell’impossibilità per molti a rimanere nel loro paese, obbligati a diventare esuli.
Di denuncia le pagine che raccontano delle popolazioni indigene i cui nomi Coloane riporta spesso quasi a scongiurare che un definitivo oblio scenda su queste genti. Durante il suo primo viaggio nella Terra del Fuoco nel 1929 Coloane apprende le vicende dei primi colonizzatori bianchi e tra questi conquistatori assurge ad emblema la figura del romeno Julio Popper ingegnere e geografo, il primo bianco ad attraversare la Terra del Fuoco che tra il 1880 e i primi del nuovo secolo dopo aver reclutato uomini di diverse nazionalità (disertori, mercenari e criminali) organizza una forza armata dalle uniformi stile austroungarico e dà il via, con la giustificazione di difendere la proprietà privata e la civiltà occidentale, allo sterminio delle popolazioni indigene aprendo la strada ai cercatori d’oro e agli allevatori.
Sono numerosi i viaggi che Coloane racconta, soprattutto quelli compiuti a cavallo, in nave, barca, veliero: la partecipazione ad una spedizione scientifico-militare in Antartide nel 1947 lo porta a conoscere l’inquietante bellezza degli iceberg, le presenze animali ma anche curiose vicende umane come quella del solitario ufficiale della marina inglese posto su uno scoglio a rivendicare gelidi spazi desolati come British crown land, terra della corona britannica; la visita alle regione australe del Cile in compagnia del poeta russo Evgenij Etvušenko; i due anni trascorsi in Cina e l’itinerario tra le praterie della Mongolia interna così lontana dalle distese patagoniche ma così simile nella solitudine ai luoghi dove lo scrittore galoppava in gioventù; il viaggio nell’arcipelago delle Galapagos, in una descrizione piena d’ammirazione per un patrimonio naturale da difendere ; ed infine l’India. Molte di queste esperienze troveranno spazio nei romanzi di Coloane ed è lui stesso a svelarci in che modo attraverso la mano dello scrittore la realtà diventa letteratura best essay writing.
Un libro prezioso che consente di capire come sia il respiro del mare a nutrire la letteratura di Coloane, un legame profondo quello con le acque che bagnano le terre alla fine del mondo che risale all’infanzia, dall’essere cresciuto seguendo il ritmo delle maree che arrivavano fin sotto la camera dove dormiva nella casa sulla costa orientale dell’isola Grande di Chiloé. Un rapporto così intenso da restare sempre il nocciolo della sensibilità poetica dello scrittore.

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