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Sulle tracce di Moby Dick

Tim Severin
Sulle tracce di Moby Dick
trad. di Giovanni Francesio
Feltrinelli, 2000, pp.248
foto a colori e disegni b/n, € 15,49

Genere: Avventura

Trama

E’ veramente esistito Moby Dick, il candido leviatano che ha osses-sionato Melville? Tim Severin vuole scoprirlo e dà il via alla sua eccentrica ricerca partendo da Nuku Hiva, nelle isole Marchesi. Nel 1842, da quel remoto punto dell’Oceano salpava il giovane Melville, appena ventenne. Severin segue il percorso del grande narratore, da Nuku Hiva alle Filippine, da Tonga all’Indonesia e si inoltra in un viaggio ricco di storia, di incontri e immagini sorprendenti. Reportage di viaggio che intreccia di continuo realtà geografica e storica.

Descrizione

Il 20 novembre 1820 la baleniera Essex giaceva su un fianco a mille miglia dalla costa americana, colpita da un enorme capodoglio. Dell’episodio venne a conoscenza Herman Melville incontrando il figlio sedicenne del primo ufficiale sopravvissuto alla terribile vicenda seguita all’affondamento. Melville poté leggere dunque il libretto scritto da Owen Chase, Narrazione del naufragio della baleniera Essex di Nantucket, assalita e infine distrutta da un grosso capodoglio nell’Oceano Pacifico, richiamando poi nel suo capolavoro la scena dell’affondamento dell’Essex in quella del Pequod ad opera della balena bianca Moby Dick: “Gli occhi incantati fissi sulla balena che, vibrando stranamente la testa predestinante da parte a parte, gettava avanti a sé, mentre correva, una larga fascia di schiuma che si spargeva a semicerchio. Castigo, rapida vendetta ed eterna malvagità apparivano in tutto il suo aspetto, e ad onta di tutto quanto l’uomo mortale potesse fare, il massiccio contrafforte bianco della sua fronte urtò sulla destra la prua della nave, tanto che uomini e travi vacillarono…Sentirono le acque scrosciare attraverso la falla, come torrenti di montagna in una gola”.
All’inseguimento della balena bianca si getta anche Tim Severin. Sulle tracce di Moby Dick racconta infatti l’originale ricerca, ultima tappa del suo personale viaggio nel tempo che lo ha condotto, tra le molte imprese, ad attraversare l’Oceano Pacifico a bordo di una zattera di bambù come potrebbero aver fatto i marinai cinesi per raggiungere il continente americano e in Mongolia con i nomadi a cavallo, sulle vie percorse da Gengis Khan. Adottando come guida il Moby Dick di Melville, l’autore insegue non tanto il sogno di incontrare la grande balena bianca (o meglio, non solo visto che la speranza di vederla con i propri occhi è sempre presente), quanto di trovare le prove della sua esistenza nei racconti e nelle testimonianze degli ultimi pescatori di balene. Comincia così un viaggio che lo porta a Nuku Hiva (arcipelago delle Isole Marchesi), Pamilacan (Filippine) e Lamalera (Indonesia) a condividere con le squadre di balenieri le battute di caccia ai capodogli fatta con metodi antichissimi e destinati in breve tempo a scomparire. Partecipa ad una caccia del presente che affonda però le radici in un passato lontano vedendo le imbarcazioni dei pescatori di Lamalera sollevarsi per l’impatto del capodoglio in fuga e trascinate sull’acqua dalle corde tese degli arpioni, assiste alla violenza dello scontro e al colorarsi del mare del sangue dell’animale ferito. Nel corso della sua ricerca Severin parla con le figure quasi leggendarie dei ramponieri, gli uomini che con un solo colpo d’arpione a disposizione devono dare il via alla cattura del capodoglio. Conosce il rischio, la fatica e l’inevitabile crudeltà della caccia insieme alla serie di riti, convenzioni e leggi che regolano l’attività della pesca, il trasporto a terra del cetaceo, le tecniche di macellazione sulla spiaggia a cui partecipa tutto il villaggio, la divisione e la condivisione di ogni parte dell’animale.
Saranno allora gli ultimi pescatori di balene a diventare i testimoni dell’esistenza della balena bianca, con i loro racconti, i loro ricordi, la loro esperienza di caccia e quando ricordano l’onore che le tributano venerandola come un loro antenato e con un ruolo preciso fra le creature del mare fanno uscire dalla finzione letteraria il grande capodoglio. Le testimonianze di Petrus (l’anziano ramponiere), di Rufinus (costruttore di ramponi) e di Benedictis (la cui gamba venne amputata dalla stretta di una fune tesa da un capodoglio), raccontano degli avvistamenti della balena bianca ma anche come per gli ultimi pescatori del Pacifico la caccia abbia sempre rappresentato sopravvivenza e non conquista.

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