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La via dei lupi

Carlo Grande
La via dei lupi
Tea 2006, pp. 224, € 7,50

Genere: Narrativa

Trama

Le Alpi selvagge e gli sperduti villaggi medievali diventano rifugio per il nobile François di Bardonecchia, ribelle al principe Delfino.
Passioni, tradimenti, crudeltà, assalti e battaglie, e poi la durezza delle stagioni, gli animali dei boschi, l’equità delle forze della natura che si abbattono su vincitori e vinti.

Descrizione

L’inverno, il lupo non l’ha mai mangiato. E’ un proverbio della conca di Bardonecchia ad aprire uno dei capitoli in cui più si respira l’eco della civiltà montanara trecentesca, fatta di lunghe attese invernali dentro case di legno e pietra supplicando la misericordia di Dio contro le forze della natura perché consenta di far vedere agli uomini di fede l’alba della buona stagione.
Un’attesa che muta in speranza di riscatto nell’animo del nobile François di Bardonecchia, il protagonista di questo romanzo d’esordio che l’autore ha imparato a conoscere consultando biblioteche ed archivi italiani e francesi. E’ narrazione di guerra, violenza, ribellione quella che sale dalla Via dei lupi, un trascinante susseguirsi di avventure di un nobile medievale che troviamo, all’inizio del romanzo, assistere in una limpida mattina di giugno dell’anno 1334 al saccheggio e alla distruzione del castello di Tor D’Amont e di tutti i suoi possedimenti da parte delle truppe dei cavalieri al comando del Delfino Guigo III. Quello stesso principe da François servito con fedeltà ma dal quale aveva ricevuto in cambio il tradimento: la seduzione dell’amata giovane figlia. L’affronto accende nel nobile la sete di vendetta spingendolo all’alleanza militare con il duca Aimone di Savoia, antico rivale. Il libro, lontano dall’esaurirsi nell’intreccio cavalleresco medievale d’amore e guerra, acquista originalità grazie soprattutto ad una trama narrativa tessuta ricorrendo a situazioni, ambienti e descrizioni nei quali è la natura a dominare. Quindi, leggeremo di tradimenti, assalti e battaglie senza cadere nello sterile racconto di maniera perché avremo dalla nostra l’equità delle forze della natura che si abbatteranno su vincitori e vinti, la durezza delle stagioni, gli animali dei boschi, la fatica dei passaggi nella selva. Dopo aver assistito ai banchetti dove scorrono vini di Borgogna e Bordeaux, avremo la sensazione palpabile dello sfinimento per mesi passati nelle foreste alla ricerca di cibo, e parteciperemo alle riunioni sediziose nei villaggi sulle montagne così come alla cerimonia di sottoscrizione, tra le mura del castello di Briançon, del giuramento di fedeltà al Principe.
Nell’uomo medievale, i boschi suscitavano visioni contrapposte, da rifugio di branchi di lupi sanguinari e di banditi altrettanto malvagi a luogo di incontri amorosi salutati da eteree presenze ma per François di Bardonecchia le selve divengono strategico ritiro per tener viva la sua indomita voglia di ribellione, salutando per sempre il tempo in cui sentiva la presenza di draghi e fate intorno a sé quando “al bordo delle fonti gli pareva di sentir sorridere fra gli alberi, di veder nuotare nel profondo delle pozze”. Per lui è arrivata l’ora di abbandonare le rassicuranti e nostalgiche visioni e risalire invece l’impervia via dei lupi e decidere di compiere un giro più largo per riprendere le forze, per poi ripartire verso il mondo degli uomini senza certezze di successo ma con una ragionevole, lucida disperazione.

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