essay writer

A nord, verso la lunga notte

 

Alvah Simon
A nord, verso la lunga notte
North to the Night – A Spiritual Odyssey
in the Arctic
Sonzogno, 2000, pp.378, € 16,53

Genere: Turismo e viaggi

Trama

A bordo del Roger Henry, una piccola imbarcazione d’acciaio, Alvah Simon e la moglie Diana decidono di affrontare un intero anno nell’artico canadese. Li accoglierà una piccola baia di fronte all’Isola di Baffin, e nell’attesa che il ghiaccio intrappoli la barca, si preparano a vivere un’avventura estrema, immersi nella natura selvaggia, lontani 150 chilometri dal più vicino villaggio Inuit.

Descrizione

Un cutter di undici metri dallo scafo d’acciaio, bloccato dal ghiaccio, giace all’interno di Tay Bay, un’insenatura dell’isola di Bylot, nordest canadese, oltre il circolo polare artico. L’ultima luce di ottobre avvolge lo scafo, prima di lasciare il passo alla lunga notte artica; all’interno, un uomo che ha deciso di trascorrere da solo l’intera stagione invernale a bordo, in completa autosufficienza, deciso a capire cosa significhi vivere a quelle latitudini, sotto la continua minaccia dell’attacco degli orsi, motivato a comprendere, fin dove gli è possibile e fino a quando glielo consentiranno la natura dei luoghi e le proprie risorse, lo spirito che anima il popolo Inuit.
L’avventura di Alvah Simon e di sua moglie Diana era cominciata un anno prima, quando il sogno di affrontare insieme la permanenza nell’artico era diventato una strada percorribile nella realtà. Da allora tutti i loro sforzi si erano rivolti alla complessa organizzazione necessaria per la riuscita del progetto, uno sforzo tanto più complesso perché “viziato” da una decisione controcorrente, quella di non affidarsi ad alcuna sponsorizzazione. Saranno gli amici, la rete di conoscenze maturate da Alvah Simon nel corso degli anni durante le sue lunghe navigazioni in barca a vela intorno al mondo, ad aiutare la crescita del progetto e ad evitare qualunque marchio sull’impresa.
L’intestazione dei capitoli del libro scandisce il ritmo della narrazione, insieme ai ritmi della natura: Camden, Maine, giugno 1994, tredici ore di luce…Baia di Melville, agosto 1994, venti ore di luce…Tay Bay, novembre 1994, zero ore di luce. La baia, a nord della grande Isola di Baffin, accoglie Alvah e Diana con il suo abbraccio gelato, e fissa nel tempo e nello spazio le ansie e le speranze dello scarno equipaggio, del quale fa parte anche una gatta, Halifax, raccolta in un porto, lungo la rotta di avvicinamento. Un evento imprevisto fa però cambiare di segno all’impresa: Diana è costretta a rinunciarvi subito, ma Alvah decide di rimanere. Il 12 ottobre, nel momento in cui l’elicottero che trasporta la moglie scompare dietro l’orizzonte, l’uomo si rende conto che una scelta definitiva è stata compiuta, una scelta che non consente ripensamenti: quella che doveva essere già un’impresa difficile, diventa proibitiva, al limite della pazzia.
Inizia così il racconto della lunga lotta contro le forze dell’Artico, ma anche l’inizio di un conflitto continuo della mente: il pensiero non riconosce più le coordinate del vivere precedente, disorientato, alla continua ricerca di un equilibrio, sottoposto alle sollecitazioni delle incombenze quotidiane fatte di piccoli gesti che non ammettono errori, perché nella notte artica un’azione maldestra, dal sapore per noi insignificante, può voler dire morire.
Nonostante il libro presenti un tratto mistico comune ad altri resoconti avventurosi di scrittori americani, la convinzione di essere guidati da una mano misteriosa che protegge e guida ogni passo, e che nella parte finale porta Simon ad affermare di aver scoperto la vera essenza del saper umano, nientemeno che “la rivelazione”, A nord, verso la lunga notte rimane comunque una testimonianza importante sulle immense capacità di adattamento dell’essere umano in condizioni estreme, sulle strategie che la mente umana mette in atto per fronteggiare le difficoltà. Le pagine di Alvah Simon, uomo del ventunesimo secolo, ci avvicinano allo spirito dei grandi esploratori del passato, alle paure, alle speranze, ai fallimenti di coloro che furono affascinati dalle immense distese artiche, ma ci fanno conoscere anche i semplici accorgimenti escogitati dal popolo Inuit per poter vivere in quelle distese gelide.

Previous post
Next post