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Fra il Danubio e il mare

FRA IL DANUBIO E IL MARE
Il mondo di Claudio Magris
Film 64′ ideato e diretto da
Francesco Conversano
e Nene Grignaffini.
I luoghi, le cose e le persone
da cui nascono i libri, pp. 42,
Garzanti, 2001, film + libro € 14,98

Genere: Letteratura

Trama

Con questo film, accompagnato da un libro che raccoglie le riflessioni del protagonista, i due registi presentano un ritratto dello scrittore triestino Claudio Magris attraverso le immagini girate nei luoghi legati alla sua esperienza umana e letteraria, realizzando un’opera che restituisce appieno la sensibilità poetica dell’autore di Danubio.

Descrizione

“Questo romanzo non sarebbe nato se non avessi scelto, come protagonista, un uomo che era veramente esistito e scomparso; se non avessi visto i luoghi dove lui aveva vissuto; se una sera non avessi aperto, in una vecchia casa a Salvore, in Istria, avvolta nel rumore del vento e del mare, un vecchio baule chiuso da tanti anni, che era stato il suo baule…”.Magris ricorda così la scoperta di una vicenda umana poi raccontata in Un altro mare, la storia di Enrico Mreule, il proprietario di quel baule ripieno di libri dove Ibsen, Platone e Shopenauer si contendevano lo spazio con un lazo e una sella della lontana Patagonia.
Quel particolare momento proveremo a riviverlo insieme allo scrittore triestino attraverso le luminose immagini, girate con partecipazione unita a delicato riserbo da Francesco Conversano e Nene Grignaffini, ascoltando il rumore del vento e del mare, vera e propria colonna sonora di Fra il Danubio e il mare.
Lo spirito dell’opera, come hanno ricordato gli autori in occasione della presentazione del film, non era quello di realizzare una semplice intervista filmata, bensì di entrare in forte comunicazione con l’artista, creare, nei giorni insieme, un legame sincero per riuscire a rendere, attraverso il lavoro di ripresa e poi di montaggio, un altro legame: quello tra lo scrittore e i suoi luoghi, che sono luoghi reali intrecciati ad emozioni, dolori, incognite e scoperte della vita.
Lo scrittore ci guiderà lungo le strade della costa illuminate dal sole, ad osservare le Isole dell’Adriatico “che hanno tanta parte nella mia vita”; nei paesi dove “uomini e donne invecchiano tra gli scogli”; sulle spiagge dove sedersi ad ascoltare la risacca, e considerare il mare come simbolo di quella “persuasione” (vivere il presente, senza sacrificarlo al domani), riconosciuta dal filosofo e poeta goriziano Carlo Michelstaedter, tanto amato da Claudio Magris.
A questo abbandono marino fa da contrappunto ideale il Carso, che chiude alle spalle Trieste, i cui boschi conservano ancora, a voler percorrere quei sentieri che portano verso la Slovenia, i segni di una passata frontiera (la cortina di ferro di Magris bambino), oltre la quale vi era un mondo contemporaneamente conosciuto ed ignoto, familiare e straniero, anche se le fronde degli alberi erano scosse da un solo vento. Quella stessa frontiera, che nelle fantasie dell’adolescenza andava valicata materialmente e spiritualmente per raggiungere la maturità, la ritroviamo nelle immagini del film, nel fermarsi al cospetto di un cartello di confine arrugginito, al di là del quale tra i boschi fra Trieste e Fiume, vi sono le valli slovene.
Mentre Magris ci ricorda le lunghe attese insieme ai figli e la moglie Marisa, abbarbicati sugli alberi nella loro mitica ricerca dell’orso del Monte Nevoso, sentiamo di stare attraversando un’altra frontiera, questa volta drammaticamente personale, una linea di tenebra che la sua compagna ha dovuto valicare, lei che quella tenebra aveva saputo guardare in faccia: ” Dunque il giorno muore – Marisa lo ha sempre saputo, ma senza averne paura “. Il dolore del ricordo riaffiora dalla memoria di Magris, giungendo a noi in un’accelerazione di suoni, immagini ed emozioni che lasciano senza fiato, ma che si risolve ancora una volta nel respiro sereno dell’acqua, che bagna limpida i ciottoli bianchi di una spiaggia.

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