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La tigre delle nevi

Peter Matthiessen LA TIGRE DELLE NEVI
Tigers in the Snow, Traduzione di Roberto Agostini, Piemme, 2001
pp. 220, fotografie a colori, € 16,53

Genere: Letteratura internazionale

Trama

La tigre altaica che vive sulle alture di Sikhote Alin (Russia orientale), oggetto in questi anni di un importante progetto di studio e salvaguardia, è la protagonista del libro dello scrittore e naturalista Matthiessen (New York, 1927), un volume che ricostruisce anche il contrastato rapporto tra l’uomo e il grande felino, all’inizio dell’Ottocento diffuso in vaste zone dell’Asia ed oggi invece ovunque minacciato di estinzione.

Descrizione

Sikhote Alin è un territorio selvaggio ricoperto da foreste di latifoglie e abeti compreso tra il bacino del fiume Amur e il Mar del Giappone. In queste estese foreste abita uno degli animali più a rischio di estinzione del pianeta: la Panthera tigris altaica (conosciuta come tigre siberiana), al centro dal 1991 di un progetto di studio e conservazione russo-americano, ideato da Maurice Hornocker e Howard Quigley dell’Hornocker Wildlife Research Institute e coordinato da Dale Miquelle.
Peter Matthiessen, giornalista-scrittore e naturalista, ha voluto raccontare questa iniziativa scientifica inserendola però all’interno di una più ampia analisi della storia dei rapporti tra l’uomo e il grande felino, che fino all’inizio dell’Ottocento popolava fasce di territorio intorno al Mar Caspio, vaste aree del Kazakistan sud-orientale, il subcontinente indiano, l’intera Cina centro-orientale, Thailandia, Birmania, Cambogia, Malesia, Sumatra, Giava.
Oggi il territorio di Sikhote Alin rappresenta l’unico luogo al mondo dove la tigre, se le condizioni ambientali rimarranno quelle attuali, potrà raggiungere (e mantenere) un numero di individui tale da scongiurarne l’estinzione, soppraggiunta invece in gran parte dell’Asia per molte sottospecie nel corso degli ultimi due secoli. In India, ad esempio, nonostante siano presenti in numero relativamente elevato, le tigri vivono in aree protette ristrette, senza collegamento tra loro, e ciò rappresenta un’incognita per il loro futuro considerando che le zone al di fuori dei parchi sono sottoposte ad una crescente pressione demografica. Matthiessen solleva a questo proposito una serie di questioni (oltre ad evidenziare spaventose contraddizioni, come quella che vede compagnie petrolifere responsabili di distruzioni ambientali, contemporaneamente sostenitrici di programmi di protezione animale): ha ancora senso oggi continuare con lo spostamento forzato di interi villaggi per ampliare aree protette (o crearne di nuove) che in realtà non garantiscono nemmeno la sicurezza delle tigri? E’ giusto che tutto il peso della salvezza della tigre ricada sulle popolazioni contadine? E a fronte di un cambiamento oggi in atto nella sensibilità di biologi ambientalisti ed ecologisti, quante sono le organizzazioni ambientaliste che agiscono realmente per coinvolgere la popolazione locale nelle decisioni ? “Il rischio è l’accettazione implicita, a livello istituzionale, di una penosa competizione tra il futuro della specie in via di estinzione e il sollievo dalle sofferenze di milioni di infelici e indifesi membri della nostra specie…Allontanare gli indigenti dai loro territori nativi perché rappresentano un ostacolo è un altro segno di quanto sia già costata la lotta globale per la conquista delle sempre più scarse risorse del pianeta“, ammonisce Matthiessen.
Insieme alla pressione demografica e alla distruzione dell’ambiente (disboscamenti, scavi minerari, perforazioni petrolifere, decimazione della selvaggina), una causa diretta dell’estinzione della tigre in molti paesi è ovviamente il bracconaggio, legato ad un consolidato commercio internazionale di trofei e pelli, ma soprattutto ad un mercato di organi, ossa e di ogni altra parte dell’animale, i cui principali acquirenti sono oggi paesi come Giappone, Cina, Corea del Sud. Per comprendere l’entità del fenomeno basti dire che la Corea, solo fra il 1975 e il 1992, ha importato dall’Indonesia circa quattro tonnellate di polvere d’ossa essiccate (corrispondenti a 400/500 esemplari), contribuendo a determinare l’ormai prossima estinzione della Tigre di Sumatra.
Il progetto di salvaguardia della tigre di Sikhote Alin vuole impedire che qualcuno provi un giorno, anche tra le montagne della Russia orientale, quel senso profondo di perdita irreparabile evocato in un racconto del Nobel cinese Gao Xingjian: “…ed erano tutte colline di terra gialla completamente spoglie, e solo in cima erano stati fatti campi a terrazze, e proprio lassù, dove all’epoca c’era ancora una foresta densa e folta, lì la tigre aveva guardato e riguardato il nonno, prima di andarsene…“.

 

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