essay writer

La morte sospesa

Joe Simpson
La morte sospesa
Cda&Vivalda
nuova edizione 2005, pp. 252

Genere: Saggistica

Descrizione

Nel 1985 i due alpinisti britannici, Joe Simpson e Simon Yates, si trovano nella cordillera andina Huayhuash per salire alla Siula Grande (6536 metri) lungo l’inviolata parete ovest. Il racconto autobiografico di una drammatica vicenda in alta quota.

Recensione

Ero solo in un luogo selvaggio e deserto. Sono le parole che un uomo rivolge al silenzio che lo circonda, mentre trascina il suo corpo devastato, ancora nel pieno di quell’incredibile vicenda vissuta e raccontata in modo magistrale da Joe Simpson in Touching the Void.
Solo qualche giorno prima, quel giovane alpinista allo stremo guardava con molta fiducia all’impresa che si apprestava a compiere insieme al compagno di scalata Simon Yates: raggiungere i 6536 metri della Siula Grande nella cordillera andina peruviana, lungo l’inviolata parete Ovest. Entrambi posseggono esperienza sufficiente per portare a termine la spedizione, sono consapevoli dei rischi – ciò che maggiormente gli inquieta sono le particolari condizioni climatiche, così diverse rispetto a quelle cui sono abituati confrontandosi con le Alpi – ma l’amicizia che li lega non fa che rafforzare l’ottimismo e bene sottolinea Paola Mazzarelli, nella prefazione all’edizione italiana, come La morte sospesa non sia solo la storia di un incidente in montagna ma anche la storia di un’amicizia che in uno scenario drammatico esplode e si rafforza. Sempre in agguato, anche nei passaggi apparentemente più facili, l’incidente in alta quota rappresenta quasi una condanna a morte, soprattutto in zone nelle quali è impossibile organizzare operazioni di soccorso, una situazione di totale isolamento riconosciuta da Joe come una delle ragioni prime della spedizione: “Marzo 1985. Campo base. Gelo durante la notte, bel tempo stamani. Devo ancora abituarmi all’essere qui: un’impressione di solitudine, terrificante ed entusiasmante al tempo stesso. Infinitamente meglio che sulle Alpi: niente orde di alpinisti, elicotteri, squadre di soccorso. Siamo soli, noi e le montagne…”.
Il serrato racconto-verità autobiografico introduce in un mondo parallelo, il mondo in cui è costretto a vivere colui che può contare esclusivamente sulle proprie forze per riconquistare il diritto a rimanere in vita. Ipotermia, congelamenti, ferite sono gli aspetti della realtà fisica ai quali il venticinquenne Joe è costretto a far fronte, ma ve ne sono altri che appaiono ancora più insidiosi: solitudine, disperazione, paure primordiali e antichi terrori che riemergono, mentre il concetto di tempo continuamente si dilata e si comprime, fino a divenire incomprensibile.
Lo scorrere delle pagine fa diventare testimoni di una catena di eventi, svoltisi sì in un posto preciso della Terra fatto di neve e ghiaccio, rocce, seracchi, pietraie ma allo stesso tempo in un altro luogo, altrettanto vasto, imprevedibile, dalle risorse infinite, quello della mente di un uomo in lotta per la sopravvivenza essays capitain. La storia dell’alpinismo ha offerto molte storie drammatiche che si sono concluse senza che i protagonisti abbiano potuto far sentire la loro voce disperata, e Simpson lo ha ben presente quando ricorda in Ombre sul ghiacciaio che “a fronte delle poche, straordinarie storie di sopravvivenza di cui ogni tanto veniamo a conoscenza stanno infinite altre battaglie assai più terribili delle quali non sappiamo nulla, per il fatto che nessuno è tornato a raccontarle”.

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