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Polvere nelle scarpe

Silvia Metzeltin
Polvere nelle scarpe
Storie di Patagonia
Prefazione di Mario Rigoni Stern
Corbaccio, 2002, pp. 155, € 13,00

Genere: Viaggi

Descrizione

Distese infinite, luoghi estremi di laghi e di vulcani fanno da sfondo alle voci semplici e solitarie degli abitanti della Patagonia, una terra amata e conosciuta da Silvia Metzeltin, in più di trent’anni di viaggi e spedizioni alpinistiche.

Recensione

“Lei mi deve aiutare”. A parlare è don Servando, un peón a cavallo che si rivolge alla donna europea appena discesa dalle montagne, di ritorno da una spedizione. E’ l’inizio di un serrato scambio di battute in una valle solitaria, tra Silvia e quell’uomo della stepposa pampa argentina, deciso a sposare l’amica Lucia, giovane alpinista appassionata di deltaplano e di vela, ma anche l’avvio di un difficoltoso dialogo che diventa una curiosa rappresentazione del confronto tra differenti culture, vite e interessi.
Il peón innamorato è uno dei racconti raccolti in Polvere nelle scarpe, un libro la cui prosa semplice e piana vuol farci conoscere la Patagonia, una terra che Silvia Metzeltin ha cominciato a scoprire, e subito ad amare, più di trent’anni fa, quando compì il primo dei 22 viaggi in compagnia del marito alpinista e fotografo Gino Buscaini, scomparso nel settembre scorso. La loro è la storia esemplare di come si possa coltivare l’incanto per quelle terre lontane, un’esperienza umana e sportiva insieme, raccontata in Patagonia, terra magica per viaggiatori e alpinisti, uno splendido testo diventato ormai un classico del viaggio e dell’esplorazione: “Vorremmo contribuire a destare curiosità e rispetto per il territorio e per coloro che lo abitano, favorendo l’esperienza consapevole delle molte dimensioni che può assumere un viaggio ideale o concreto in Patagonia, dalla lettura di un libro alla scalata di grandiose pareti, dalla riflessione storica alle traversate a piedi, con gli sci o in bicicletta, dalle sensazioni trasmesse con quadri e fotografie fino ai momenti di amicizia e di contemplazione del paesaggio”.
Sono i disegni in bianco e nero del suo compagno di vita e d’avventura, a scandire il succedersi dei racconti in cui Silvia Metzeltin ha voluto esprimere il sincero interesse per la vita delle persone che in tutti questi anni ha incontrato, con le quali ha stretto amicizie e condiviso gli spazi delle terre patagoniche. Vicende di solitudine e di emigrazione (Era venuto solo a vedere), della difficoltà, anche per chi vi è nato, di mantenersi afferrato ad una terra così povera e desolata; ritratti di donne sedotte dal miraggio del benessere e della ricchezza, Luz Miranda per esempio, che non vorrebbe più rimanere “a cucinare, spaccare legna, piantare patate, richiamare ogni sera le pecore perché non vengano sbranate dal puma o dalla volpe”; incontri con i tenutari di estancias della cordigliera, costretti dall’isolamento a rinunciare all’istruzione dei numerosi figli; ed anche quando sceglie di raccontare storie di alpinismo, l’autrice privilegia l’aspetto intimo delle vicende, come nel tragico Segreto di Manuelito.
Tutte storie, vivide nel ricordo di tanti viaggi, nelle quali le pareti del Fitz Roy o del Cerro Torre, le infiniti distese, i laghi, i fiumi e i vulcani della Patagonia si fanno un po’ da parte per lasciare spazio agli abitanti di quelle terre, con i loro sogni, difficoltà, limiti e solitudini.

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